La clownterapia è detta anche terapia del sorriso.
È l’applicazione di tecniche di clownerie in ambito sanitario allo scopo di migliorare l’umore dei pazienti, dei loro familiari e accompagnatori. Aiuta a ridurre lo stato d’ansia e di sofferenza, ma è dimostrato che va ad influire positivamente anche sul sistema immunitario. Il dottore del sorriso cerca di trasformare le emozioni negative in positive con i preziosi strumenti del sorriso e dell’euforia.
Questo tipo di attività può essere svolto da associazioni, cooperative, fondazioni accreditate presso strutture ospedaliere, case di riposo, case famiglia, orfanotrofi e centri di accoglienza in genere.
Gli operatori del settore scelgono la figura del clown come mezzo per entrare in relazione con le persone ricoverate o in situazione di disagio.
La figura del clown dottore richiede una formazione specifica fatta di tecniche di improvvisazione teatrale, arte del clown, microprestidigitazione, teatro, musica… Nello svolgimento dell’attività indossa sempre un camice coloratissimo e poco trucco in viso.
La clownterapia si svolge rigorosamente in coppia per sostenersi reciprocamente e sviluppare al meglio i ruoli comici che, in un incastro perfetto, trasformano l’ambiente estraneo in cui si trovano i pazienti, in uno completamente magico che li aiuta a dimenticare la quotidianità straordinaria di sofferenza in cui sono al momento.
Storicamente il primo clown dottore è stato Angelo Paoli (1642-1720), un sacerdote carmelitano che si travestiva da buffone per far sorridere i malati.
La storia più moderna ci dice che nel 1986 Karen Ridd a Winnipeg (Canada) e Michael Christensen a New York (USA) hanno iniziato a fare attività di intrattenimento in ospedale. La curiosità è che lo hanno fatto contemporaneamente in modo indipendente e inconsapevole l’uno dall’altra.
Il clown dottore più famoso, e al quale si attribuisce erroneamente la cloewnterapia, è Hunter Adams noto come Patch Adams, il quale sostiene che «Una risata può avere lo stesso effetto di un antidolorifico: entrambi agiscono sul sistema nervoso anestetizzandolo e convincendo il paziente che il dolore non ci sia».